DOMENICA DELLE PALME: PASSIONE DEL SIGNORE – ANNO C
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Domenica delle palme, giorno di festa, di pace, di gioia, ma piena di contraddizioni. E la contraddizione inizia con i capi dei sacerdoti che sono diventati all’improvviso difensori della legge romana! L’ipocrisia regna sovrana! Fino a qualche giorno prima avevano contestato Pilato e Roma perché imponeva tasse ingiuste al popolo e perché aveva attaccato le immagini dell’imperatore di fronte alle colonne del tempio profanandolo, ed ora accusano Gesù che difende il popolo che paga tasse ingiuste ed osannano il Re di Roma e riconoscono Pilato come loro Governatore! Come è volubile l’animo umano! Senza una coscienza retta, sceglie sempre le proprie comodità.
In questo ammasso di personaggi da Pilato ad Erode, dai sommi sacerdoti ai soldati, chi potrebbe essere scusata è proprio la folla, manipolata e senza una propria coscienza. Oggi avrebbero un’assoluzione per incapacità di intendere e volere. Ma tutti gli altri agiscono non solo con cognizione di causa, e con cattiveria ragionata, ma giurano anche il falso. Tutti lo sanno, ma tutti stanno al gioco pur di ottenere l’unico risultato: condannare Gesù. Erode preoccupato di se stesso, non vede oltre il mantello rosso della sua superbia e del suo essere sanguinario. Non merita risposta. I sacerdoti responsabili del tempio dialogano con Gesù ma i loro occhi sono incapaci di vedere il bene. Essi per sostenere un dio personale, uccidono per gelosia, l’Unigenito Figlio di Dio. I soldati sono freddi esecutori di ordini.
Pilato, l’unico con cui Gesù parla più a lungo: altro livello: parlano di regno, di autorità, libertà, politica, ma dinanzi alla voce della folla manovrata: “Non senti cosa dicono contro di te”, Gesù non si intromette. È Pilato che deve scegliere se credere alle parole di Gesù o alla folla manovrata. Qui il grande dubbio di Pilato! Un dubbio che non è sulla innocenza di Gesù ma sul suo operato. Con quelle parole “Io non trovo in Lui nessuna colpa che meriti la morte” comprende che il suo potere traballa. Se lo libera, si schiera contro i sacerdoti, che potrebbero intervenire su Roma e compromettere il suo futuro, se lo condanna, compie un atto di ingiustizia che potrebbe avere gravi conseguenze. Come tanti che sono in difficoltà, chiama in causa Dio! È un problema religioso? Non mi interessa, vedetevela voi. E se ne lava le mani.
Amico mio, gli indecisi camminano come le talpe, solo i coraggiosi scelgono di volare in alto. Certo, Pilato avrà fatto tante cose belle, ma di lui noi ricordiamo: “Se ne lavò le mani”. Sii uomo, procedi con la testa alta nel cammino della vita.
Ogni bene,
don
PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO
SECONDO LUCA Lc 22,14-23.56
In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato". Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: "Copriteci!". Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.